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Demian

Queste sono acune tavole di prova su Demian realizzate nel lontano 2008.
Demian è copyright Sergio Bonelli Editore. Tutti i diritti riservati.
   Ecco la classica sequenza in cui un personaggio arrogante/provocatore/sborone (in questo caso un tale di nome Peyrac) lancia una sfida al protagonista del film/fumetto/videogioco/cartone animato di turno (in questo caso Demian) ma alla fine le prende di santa ragione.
Scene tipo “adessocombattiamopervederechièilpiùforte” e “mihaigonfiatocomeunazampognaperciòadessotirispettoequindidiventiamoamiciperchèdobbiamostarevicinivicini” le abbiamo viste in almeno 425.000 film, un milione e mezzo di manga, un numero imprecisato di cartoni animati ed in TUTTI i fumetti Marvel
   Oltre a due individui pronti ognuno a dimostrare di essere il maschio dominante, qui abbiamo pure l’elemento femminile voyeur e siamo dentro una palestra…. Insomma, il testosterone sta dilagando nell’aria e serpeggia prepotente in ogni dove. Nella penultima vignetta vediamo addirittura Demian entrare nel ring con un salto in puro stile olio cuore. Tanto per far capire che qui non si scherza (ma anche e soprattutto per impressionare la fanciulla, diciamolo)
   Ma le donne, oggi come oggi - si sa, sono esigenti e scafate. Perciò mica si lasciano impressionare dal primo gesto vagamente atletico che vedono: vogliono il sangue. E quindi si entra nello scontro vero e proprio, con Peyrac che cerca di colpire Demian con, nell’ordine:  un oi-zuki, un ushiro-ashi-geri ed un mawashi-geriDemian para e schiva tutti i colpi. Ed è ancora fresco come una rosa mentre Peyrac annaspa già col fiato corto.

   Peyrac si incazza! E colpisce Demian con un devastante tobi-yoko-geri. Nella prima vignetta lo aveva pure minacciato con una faccia tipo mò ti faccio vedè io che ti faccio. Nell’ultima invece, ha addirittura assaporato la sensazione di  essere il maschio alfa della situazione per ben 3,5 secondi netti. Un record finora precluso a tutti i comprimari di qualsiasi film/ fumetto/ cartone abbiate mai visto.
   Poiché questo è un fumetto quasi neorealistico, tipo Ladri di biciclette, Demian si rialza quasi subito dopo aver subito un colpo che avrebbe staccato a testa a chiunque. Nella seconda vignetta addirittura contrattacca con una sorta di uppercut kick bastardo all’indirizzo della mandibola dell’avversario.  Poi esegue un perfetto jodan-age-uke per parare l’ultimo attacco.
   Demian chiude l’incontro eseguendo prima un yoko-empi-uchi sullo sterno dell’avversario, poi una presa con successiva proiezione delle vertebre del malcapitato Peyrac direttamente sugli attrezzi da palestra situati in fondo a destra nell’ultima doppia vignetta.

nella pagina successiva:
Peyrac “Sei in gamba chevalier. Ma mi spetta la rivincita!...” Demian “Sempre a tua disposizione, mon ami.”


   Bene, miracolosamente nessuno dei due si è fatto male sul serio durante questo sanguinosissimo scontro. Anzi, diventeranno amici e faranno pure una missione insieme.



   Ma è proprio questo uno dei tanti problemi della rappresentazione della violenza nei nostri media preferiti. La violenza se è tale lo è perché fa male sul serio. La violenza nella realtà non è una cosa soft e non dovrebbe essere edulcorata all’interno di una storia se si vuole rimanere nei canoni del realismo (Cronenberg insegna).
Cronenberg: A History of Violence


   Sulla strada, senza regole, senza guantoni o protezioni di sorta, a volte basta un pugno in faccia per uccidere una persona. Un colpo ben assestato su un naso integro mette fine a qualsiasi incontro (i pugili lo sanno bene). Difficile che un uomo, anche se robusto, possa rialzarsi dopo aver preso un calcio rotante in bocca. I denti si rompono, le mascelle si slogano, le ossa possono spezzarsi, le costole e le vertebre incrinarsi, le lingue lacerarsi perché un colpo improvviso le schiaccia fra mandibola e mascella.

Anche una semplice, maldestra caduta durante la foga dello scontro potrebbe rivelarsi micidiale. Insomma: nella realtà non solo ci si fa del male sul serio, ma si può anche rischiare la vita davvero per poco.

Se ti va bene, se sei fortunato, puoi tornartene a casa sulle tue gambe, dolorante e giusto con qualche contusione ed escoriazione. Altrimenti potresti rimanere invalido dopo che un cazzotto nello stomaco ti ha spappolato la milza perché sotto il militare ti sei ribellato ad un atto di nonnismo (non è successo a me ma esistono centinaia di casi del genere).

   Ricordatevene la prossima volta che la sera, su rete4, guardate quello strano spettacolo di pura fantascienza impregnato di orribile catto-moralismo-repubblicano che è il Walker Texas Ranger.



   Ricordatevene, la prossima volta che vedete quei corsi tristissimi di difesa personale dove uomini e donne si muovono a rallentatore mentre cercano di eseguire mosse per le quali non hanno ricevuto nessun addestramento fisico specifico, illusi dai loro istruttori di poter sostenere uno scontro vero. Come dice Masatoshi Nakayama, gran maestro Shotokan di Karate e fondatore della Japan Karate Association, “ (…) questo tipo di arma mutiforme [il corpo-ndA] non può sferrare un attacco efficace se non viene rafforzata. Senza questo allenamento la parte del corpo usata come arma sarà soggetta a ferite. (…) L’allenamento sistematico delle mani e dei piedi, coordinati con i movimenti di sostegno del resto del corpo può forgiare armi devastatrici.” 
Master Masatoshi Nakayama



Glossario:

Oi-zuki (pugno lungo)
Ushiro-ashi-geri (calcio con la gamba posteriore)

Mawashi-geri (calcio circolare)
Tobi-yoko-geri (calcio laterale volante)
Jodan-age-uke (parata alta contro attacco al viso)
Yoko-empi-uchi (colpo di gomito laterale)

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