Non potevamo sapere che ci aspettava invece un futuro di fame, morte, pestilenza e il precariato vita natural durante.
Cosa volevi fare da grande? Il pilota?
L’astronauta? Lo scienziato? L’ingegnere? Il chirurgo? La ballerina? Il
disegnatore di fumetti? Nella società sembrava esserci posto per tutti, tu dovevi solo scegliere un
ruolo fra i tanti preset disponibili tipo supermercato.
E per i traguardi più
ambiziosi niente paura: Holly&Benji ci avevano insegnato che bisognava solo
studiare un po’ di più, lottare un po’ di più e magari rinunciare a qualche
uscita pomeridiana.
Ma alla fine tutti noi avremmo raggiunto i nostri obbiettivi.
E così, mentre noi sognatori passavamo i pomeriggi
a giocare a pallone col Super Santos arancione&nero (auto-ovalizzante 5
minuti dopo l’acquisto in negozio)
oppure al bar (duecento lire per farsi una partita a quei videogiochi/sogno
proibito*** che sul MAI E POI MAI avremmo potuto avere su un C64 o Vic 20), il FUTURO,
quel tempo che immaginavamo lontano
lontano, ci ha traditi.
Sarebbe dovuto arrivare fra tanto, tanto
tempo, per portarci prima o poi a quelle vite che avevamo desiderato
ardentemente vivere fin da piccoli. Ed invece è strisciato alle nostre spalle
silenziosamente, subdolamente, solo per pugnalarci alla schiena.
Da quel momento in poi, non sarebbe bastata più una
manciata di raggi protonici per stuzzicare il nostro sense of wonder.
Non avremmo più pianto per le bombe umane di
Zambot3.
Non avremmo più combattuto insieme a Rocky il match
della nostra vita.
Non ci saremmo più stupiti o commossi per le
piccole cose perchè non tutto ci sarebbe
sembrato più possibile.
Pensate che abbia divagato troppo? Che questo non
c’entri nulla con una vera presentazione o con una breve biografia? Che sia
uscito fuori tema come ai tempi della scuola?
Forse.
Fatto sta che tutto quello che ero e che sono va a
finire inevitabilmente nel mio lavoro. Quando chiesero ad Osamu Tezuka perché
fosse diventato un mangaka, lui rispose qualcosa tipo “per dare commozione ai
bambini”…. beh, sono d’accordo con lui, solo che per me i bambini possono avere
anche trenta, quaranta, cinquanta sessanta o novant’anni!
Il mio sogno più grande (oltre l’eterna giovinezza
e denaro a palate che fuoriesce automaticamente da un qualche rubinetto di casa,
ovviamente) è infatti scrivere e disegnare (o dirigere) una storia tutta mia.
Dentro quella storia ci metterò il
mio cuore e dove sarà il mio cuore, lì
starà il mio tesoro.
Sì… bello anche lavorare per qualche grossa casa editrice/grossa casa di
produzione televisiva o cinematografica. Sono traguardi importanti e
gratificanti. Ma fare tutto questo con una storia che ti porti dentro e che
puoi finalmente dividere con tutti… beh, è il massimo. E’ dividere tutti lo
stesso tesoro, è fare tutti lo stesso sogno. E’ tornare a commuoversi, come
bambini.
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