E poi arriva il momento in cui una studentessa dell'Accademia di Belle Arti decide di intervistarti.
Faccio fumetti (e roba affine) da più di 10 anni e a nessuno era mai balenata l'idea di intervistarmi per far sapere al mondo come lavora e cosa pensa il buon Santoro e. Ma... va bene anche così, eh! Essendo un uomo modesto, schivo e discreto, non amo le luci della ribalta e le troppe attenzioni mi imbarazzano. Perciò che si continui pure ad ignorarmi per almeno un'altra decina d'anni; nel frattempo preferirò sempre starmene dietro le quinte, zitto zitto, a lavorare (il sarcasmo, signore e signori, serpeggia fra queste frasi... lo sottolineo nel caso ci fosse qualcuno disposto a prendermi più serio del dovuto).
Comunque, l'intervista era in realtà parte di un compito che consisteva nel fare una serie di domande ad una persona "sconosciuta" (quindi non l'amico/a, il fidanzato/a, la mamma, il papà, il fratello, la sorella ecc.) per poi fargli un ritratto in base alle emozioni che trapelano, appunto, dalle sue parole. Ma anche, quindi, un ritratto condizionato dall'idea che l'intervistatore/pittore si fa dell'intervistato...
Insomma: un ibrido allucinante fra un compito di scuola, le teorie di Lombroso¹, un esperimento sociale e Art Attack.
Ma bando alle ciance e passiamo...
DALL'INTERVISTA AL QUADRO
Intervista a: Stefano Santoro
Domande di: Eleonora Caltagirone
1. Se dovessi presentarti brevemente a chi non ti conosce, quali termini useresti?
Uhh… cominciamo subito con una domanda difficilissima. Passiamo alla
prossima, forse è meglio…
Uhm ok, va bene… come inizio è un po' tosto², ma
volevo rompere subito il ghiaccio! Allora passiamo alla prossima!
2. Sapresti fare un elenco di quelli che ritieni tuoi pregi e tuoi difetti?
Altra domanda difficile. Vuoi proprio mettermi in
difficoltà. I miei pregi probabilmente sono anche i miei difetti. Sono un tipo
caparbio e idealista, sicuramente ambizioso e orgoglioso. Beh, detta così
sembrano tutte cose fiche, ma ogni aspetto del proprio carattere ha certamente
un risvolto negativo… vi lascio immaginare i risvolti negativi di uno con le
mie caratteristiche! [sorride, n.d.a.]
Forse però… il mio unico vero pregio è che sono tendenzialmente educato e leale
con il prossimo.
3. Mi
parli un pochino della tua professione?
Faccio il disegnatore per un’importante casa editrice Italiana [la Sergio Bonelli editore, n.d.a.] molto presente in edicola con svariate testate a
fumetti. In passato ho fatto anche altri lavori affini a questo settore
(storyboard per pubblicità o video musicali, grafica, illustrazione, animazione
per cartoni animati ecc.) ma anche cose che con questo lavoro non c’entravano
proprio nulla.
Beh, per molti ragazzi con la passione per il fumetto questo
sarebbe il lavoro dei sogni! Allora passiamo un po' alle tue origini...
4. Come e quando hai scoperto la tua
propensione all'Arte? E quando per il Fumetto nello specifico?
In un certo senso l’ho sempre avuta. Ma non credevo che sarei diventato un buon
disegnatore realistico. Da piccolo leggevo Schultz e pensavo che avrei voluto
realizzare delle strisce diciamo… “umoristiche”. Ero più interessato alla
battuta, all’idea che sta dietro una scenetta più che al disegno in sé per sé.
Poi mi sono reso conto che se avessi voluto vivere di questo lavoro, avrei
dovuto imparare a disegnare meglio che potevo per essere il più versatile e completo
possibile. Inoltre, sapersi approcciare a diversi medium è come saper parlare
più lingue: aumenta considerevolmente le possibilità di riuscita.
Sì, ero ancora piccolo, ma avevo già cominciato ad avere le idee molto chiare
su questo punto.
E' interessante
sapere che sei andato oltre la tua primissima idea di vignettista fino a diventare
un fumettista, come dire… completo! Ma andiamo per tappe...
5. Qual è stato il tuo percorso
artistico? Quali scuole hai frequentato? Come ti sei mosso una volta uscito dalle
scuole?
Dopo le medie mi sono iscritto al Liceo Artistico, perché pensavo che lì avrei
acquisito finalmente quel minimo di professionalità che mi serviva per
approcciarmi ai settori di mio interesse. Ovviamente mi sbagliavo e di grosso!
[sorride- n.d.a.]
Poi mi iscrissi all’Accademia di Belle Arti, pensando che le cose sarebbero
migliorate, ma sbagliavo di nuovo. Quindi l’ho mollata dopo pochi mesi senza
nessun rimpianto; solo l’incazzatura di aver perso del tempo prezioso.
Guarda, se dovessi descriverti nel dettaglio i motivi che mi hanno spinto a
mollare, oltre a starci due ore, ti metterei in difficoltà con il tuo compito e
la tua scuola [sorride- n.d.a.]. Perciò
diplomaticamente taccio e… ti lascio immaginare i motivi che mi hanno portato a
fare questa scelta.
Dai, per farla breve, diciamo che a un certo punto mi sono iscritto alla Scuola
internazionale di Comics (indirizzo animazione) ed effettivamente uscito da lì
ho cominciato a lavorare subito nello studio d’animazione di un mio insegnante.
Realizzavamo una serie di cartoni animati per Rai 3 [the
adventures of Hocus & Lotus- n.d.a.]
Ma il “mio” percorso artistico, francamente… l’ho creato da solo: non è passato
un solo giorno (da quando ho preso la famosa decisione di lavorare in questo
campo) che non mi sia esercitato nel disegno. Ho comprato libri, ho studiato
tecniche, ho imparato ad utilizzare il computer ed i programmi che mi
servivano, mi sono impegnato molto per trovare dei contatti che mi
permettessero di lavorare nel fumetto, ma non solo.
A quei tempi internet era ancora poco diffuso e poco, diciamo… “performante”,
non si sapeva nulla di nulla, non c’erano tutorials a portata di click.
Mi sono mosso a tentoni, come la maggior parte delle persone che a quei tempi
volevano “sfondare” in questo settore.
Un'osservazione piuttosto dura e oggettiva,
raramente sento dire la verità in questo modo... Ma parliamo di cose un po' più
allegre ora, dai!
6. Mi racconti qualche tuo bel ricordo
ai tempi della scuola?
In realtà non ho bei ricordi dei tempi della scuola. La scuola mi ha davvero
deluso tantissimo.
Sin dalle elementari, ma anche dopo, alle superiori ed “oltre”, ho sempre avuto
la netta impressione di stare perdendo tempo, che poco o nulla di quanto
stavamo facendo mi sarebbe servito “da grande”- e non parlo solo ed
esclusivamente della sfera lavorativa.
Inoltre, avevo come la consapevolezza che gli alunni più svogliati e turbolenti
avrebbero avuto più successo nella vita.
E in effetti è stato così nel 90% dei casi.
Abbastanza sorprendente il tuo modo di ragionare
come un “adulto” già dai tempi della scuola! Realista ma con una punta di
cinismo(che purtroppo ogni tanto ci vuole, quando le cose non funzionano).
7. Com'eri
da studente? E come sei diventato ora che sei un professionista?
Alle elementari e alle medie sono stato uno studente abbastanza brillante, alle
superiori mi sono un po’ adagiato al terribile clima di lassismo imperante
nella scuola: prediligevo alcune materie e ne trascuravo altre.
Però, durante tutta la mia carriera scolastica, non ho mai imparato e ripetuto
la lezioncina a memoria.
Da professionista mi è rimasta questa cosa che non mi limito mai a fare il
“compitino” e a svolgere meccanicamente un’attività. Ci metto sempre di mio. E
mi impegno molto.
Avrai sicuramente subìto dei cambiamenti a
livello caratteriale, però. E avrai dovuto fare degli “adattamenti” alla tua
persona, pur essendo un ragazzo con un metodo di lavoro ben preciso e le idee
già molto chiare.
8. Quali
lati del tuo carattere hai dovuto modificare per tutelare la tua immagine di
professionista?
Essendo abbastanza refrattario ad accettare “ordini” da persone che non ritengo
all’altezza della situazione, ho dovuto imparare l’arte della diplomazia e a
contare fino a dieci prima di mandare a quel paese un committente ignorante o
sgarbato. Contrariamente alla mia indole, cerco quindi di fare buon viso a
cattivo gioco. Ovviamente ciò non sempre è possibile, quindi il colpo di testa
è sempre dietro l’angolo, ma il problema è che in questo ambiente, se dici “no”
alle persone sbagliate, prima o poi te la faranno pagare (professionalmente
parlando, tagliandoti fuori dai giochi che contano).
Quindi cerco sempre di stare molto attento.
Questo credo che possa
essere un buon consiglio a tutti i ragazzi che si avvicinano al mondo del
lavoro, bisogna mantenerselo in un certo modo senza rinunciare alla propria dignità...
9. Tutti più
o meno hanno un lato oscuro della personalità. Potresti accennarmi qualcosa del
tuo?
No.
Ok, sei tremendo! Andiamo oltre allora...
10. Qual è
stato l'ostacolo più grande incontrato finora nella tua professione?
Sicuramente il primo ostacolo è che non c’è un florido mercato, almeno qui in
Italia. Perciò ho dovuto bussare a molte porte e molte volte le stesse porte…
scusa il gioco di parole[sorride- n.d.a.] anche solo per destare un minimo interesse nei miei confronti.
É così: per quanto riguarda il fumetto e l’illustrazione, la domanda supera di
gran lunga l’offerta: troppi vorrebbero cimentarsi in un settore dove non ci
sono spazi. Inoltre è richiesto un livello di professionalità e puntualità che
è ben al di là della portata anche di quei ragazzi molto bravi che frequentano
con profitto le cosiddette scuole “specialistiche”.
E qui torniamo di nuovo al problema della scuola: da una parte il mercato è
asfittico, dall’altra i giovani - e non certo per colpa loro (ci tengo a sottolinearlo)
non hanno gli strumenti sufficienti per affrontare e capire questo mercato.
Questo è un duro colpo, è molto triste apprenderlo
da una persona che sta dentro un settore che fa sognare molti ragazzi, me
compresa! Spesso però preferiamo ignorare questi retroscena così difficili...
Ma torniamo a te!
11. Quali
sono i tuoi artisti preferiti? E quelli che ti ispirano di più?
Ma tu dici fumettisti? O pittori?
Di fumettisti una marea: Jorgé Zaffino, Carlos Gomez, Al Williamson, Alex Toth,
John Romita jr, Olivier Coipiel, Stuart Immonen, Claudio Villa, Roberto De
Angelis, Fabio Civitelli, Bill Watterson, Travis Charest, Mike Mignola, Ryoichi
Ikegami, Katsuhiro Otomo, Masamune Shirow… questi sono i primi che mi vengono
in mente.
Di illustratori ammiro molto Stanley Lau (Artgerm) e Shinkiro.
Per quanto riguarda i pittori citerei Caravaggio, decisamente un sacco di
pittori fiamminghi e preraffaelliti… poi Modigliani, Klee, Cezanne… ma la lista
sarebbe davvero lunghissima…
Quanti nomi! Sì, comunque intendevo artisti in
generale!
Sono musicalmente “onnivoro” e ascolto di tutto: Dal Metal
all’elettronica, dal soul ai cantautori. Sono molto aperto alle novità musicali
e ascolto anche parecchia radio mentre lavoro.
13. Cosa leggi di solito?
Riviste, libri e articoli specialistici su svariati argomenti: mi interessa
soprattutto la politica, l’alimentazione, lo sport e l’informatica (intesa sul
come utilizzare un determinato software). Purtroppo devo ammettere che da
qualche anno a questa parte leggo pochi fumetti e poca narrativa. Non ho più il
tempo.
Sembri un tipo che cerca di mantenersi
aggiornato, ma comunque secondo me ogni tanto dovresti concederti un buon libro
o fumetto!
14. Genere
di film che preferisci?
Vale lo stesso discorso per la musica… la discriminante non è mai il genere ma
la qualità del film. E sono quasi sempre i registi a fare la differenza.
15. Hai
qualche modo particolare per trovare l'ispirazione o semplicemente rilassarti
prima di lavorare?
Questo è un grande equivoco sull’attività artistica. Non si lavora aspettando
che l’ispirazione cada dal cielo.
Io, se devo lavorare a qualcosa di personale, mi metto al tavolo e butto giù
cose, finché non trovo l’idea giusta.
Da fumettista invece, leggo attentamente la sceneggiatura prima di poggiare la
matita sul foglio.
Molto metodico anche in questo.
16. Qual è
il tuo metodo di lavoro?
Come dicevo prima, leggo bene la sceneggiatura, una sequenza di almeno due o
tre pagine. Poi mi documento soprattutto sugli ambienti, spesso raccogliendo
materiale visivo su una determinata location o un veicolo particolare. Poi
comincio a lavorare sui bozzetti.
Quando ho delle matite abbastanza definite, le ripasso a china in maniera
abbastanza tradizionale, poi importo il tutto in Photoshop e da lì comincia un
processo (più o meno lungo) di correzioni e miglioramenti della tavola che mi
porteranno alla creazione di un file definitivo (e pronto per la stampa) da
inviare alla casa editrice.
Sembra un processo piuttosto lungo e laborioso…
17. Com'è
lavorare con delle direttive precise?
Ci sono pro e contro.
Pro: sicuramente sei inserito in un contesto dove è più difficile sbagliare. Il
rovescio della medaglia è che sicuramente ci sono situazioni in cui hai la
sensazione che una determinata sequenza sarebbe più efficace se potessi stabilire
tu, di testa tua, dialoghi, inquadrature e scansione dei tempi.
Ma il nocciolo della questione è proprio questo: l’editore ti affida un
determinato personaggio con determinate caratteristiche e tu disegnatore (pur godendo
di certi margini di libertà che l’editore ed il supervisore ti concedono) non
puoi appropriartene per farne esattamente ciò che vuoi o addirittura anteporre
le tue esigenze espressive alle esigenze della testata per la quale lavori.
Però immagino che a volte sia stressante dover seguire
tutto per filo e per segno, senza concedersi la libertà di interpretare la
sceneggiatura sulla quale stai lavorando...
18. Come
inserisci la tua personalità nei lavori che ti vengono affidati?
La personalità di un disegnatore viene sempre e comunque fuori, anche quando
segue pedissequamente la sceneggiatura. Magari però è una personalità sciatta e
svogliata! [ride- n.d.a]
Nel mio caso, penso a me stesso come ad un regista che dispone di un budget
illimitato.
Cerco delle inquadrature abbastanza varie e ardite, mi sforzo di far recitare i
personaggi come attori: sono letteralmente ossessionato dalla mimica facciale e
dalla postura!
Poi cerco di ricreare un ambiente verosimile, soprattutto nell’atmosfera. Non
lavoro a tirar via, cerco sempre di mantenere una certa qualità, magari non
sempre ci riesco, ma i miei sforzi sono tesi a quel tipo di risultato.
Come dicevo prima, mi impegno e ci metto sempre di mio, sono abbastanza
propositivo. Credo che queste sono le caratteristiche della mia personalità che
saltano fuori dalle mie tavole, a prescindere poi dal risultato finale.
Ammirevole, riesci quindi a lasciare in maniera
forte ma professionale la tua firma in tutti i tuoi lavori...!
19. Quali
sono i valori più importanti per te nella vita?
Ma ti piacciono le domande difficili?
Come ti rappresento altrimenti, se non ti faccio
domande simili? Dai, allora ti chiedo qualcosa di più “facile”...
20. Tutti
ne parlano in maniera generica ma cos'è per te l'Arte? E la Bellezza? Parlami
dal tuo punto di vista soggettivo.
Per quanto riguarda la Bellezza (con la B maiuscola) non credo di saperti dare
una risposta così, su due piedi. E probabilmente non ci riuscirei neanche se ci
pensassi su una decina d’anni. Diciamo che è un grosso problema filosofico.
Quindi io non so cosa sia la esattamente la Bellezza, ma credo di saperla
riconoscere, quando la vedo.
L’Arte invece… l’arte è per l’artista un modo per comprendere non solo il
significato profondo della realtà dietro l’apparenza, ma anche della propria
realtà interiore, cioè del proprio vissuto psichico ed emotivo.
Per il fruitore di un opera invece, l’arte è il partecipare a questa sorta di “disvelamento”
sulla scorta delle emozioni dell’artista.
21. Cosa significa per te essere un artista?
E un fumettista professionista?
Essere un artista significa avere un conflitto fra due anime. Una è la tua,
personale, è il tuo vissuto, i tuoi ricordi, la tua sensibilità. L’altra anima
appartiene invece alla collettività e ai tempi nei quali stai vivendo.
Ecco, dalla dialettica fra la coscienza personale e la coscienza collettiva
scaturisce l’arte… ma forse questa andava meglio come risposta alla domanda di
prima! [sorride- n.d.a.]
Essere un’artista… per me… non vuol dire tornare a casa la sera dal lavoro e
dipingere una natura morta perché ti senti stressato e hai voglia di svagarti un po’.
Non è un interruttore che accendi o spegni a piacimento, non è certamente un
hobby e non è neanche una scelta consapevole.
È come l’essere agiti da un moto interiore inarrestabile che ti spinge a
sputare fuori tutto il fuoco che hai dentro, anche quando fa male, anche se non
ti conviene.
Essere un artista significa perpetuare l’eterna lotta fra l’uomo e la
materia.
Un fumettista professionista, sia che lavori per sé stesso o per qualche
editore, è un artista visivo particolarmente duttile e dotato per il disegno. È
un po’ pittore, un po’ psicologo, un po’ scrittore, un po’ regista, un po’
grafico, un po’ architetto, un po’attore, un po’ scenografo e un po’ stilista.
Ecco, il fumettista è un tizio che si fa un culo per dieci e solitamente
guadagna meno della maggior parte delle categorie sopracitate! [sorride- n.d.a.]
Inoltre, il fumettista ha anche una grossa responsabilità sulle sue spalle:
infatti rappresenta, secondo Eisner³ (ma tu però vai a controllare… non vorrei
aver detto una castroneria), l’ultimo custode dell’Arte Classica.
Ti sembrano un po’ pompose, queste risposte? [sorride n.d.a.]
Ma io la penso proprio così.
Però mi sorprende di come il tuo lato metodico coesista (o provi a coesistere) con
la tua parte più creativa ed irrazionale.
22. Cosa consigli a chi vorrebbe
intraprendere la tua stessa professione?
In realtà lo sconsiglierei, anche se avesse i giusti numeri. Era già
difficilissimo ai miei tempi, figuriamoci adesso che le chances si sono
ulteriormente ridotte e rasentano lo zero. Ovviamente io parlo principalmente
della realtà italiana (che è quella che conosco meglio).
Per esempio, non so se in Francia, dipinta anni fa come una specie di Eldorado
per i fumettisti, offra ancora tutte queste grandi opportunità. Se ultimamente
abbiamo appreso (da siti specializzati) che alcuni famosi fumettisti francesi
hanno appeso il pennino al chiodo perché non riuscivano più ad andare avanti,
qualche lecito dubbio dobbiamo farcelo venire. Neanche per l’America ho dei
dati certi. Conosco molti italiani che lavorano per famose case editrici
americane, tipo Marvel e Dc. Ma se da un lato questi disegnatori sembrano
godere di una maggiore “libertà espressiva”, dall’altro sono soggetti a
scadenze serratissime e ad un turn over spietato, che riguarda anche gli
editor, i talent scout e i supervisori che li fanno lavorare su una determinata
testata. Perciò magari realizzano un albo, o un paio d’albi, poi viene cambiato
l’editor e il disegnatore… deve ricominciare daccapo, cercando altre testate,
facendo altre tavole di prova (che, come potete immaginare, è tutto lavoro non
retribuito) per cercare di trovare un altro “ingaggio”.
Questo è quello che so io e posso anche sbagliarmi... magari là fuori esite davvero
l’Eldorado, la Shangri-La dei disegnatori [fa un ampio
gesto con le braccia- n.d.a].
Chiusa la parentesi estera [sorride- n.d.a]
torniamo alla situazione italiana.
Beninteso, qui se sei bravo, produrre qualcosa per una rivista o per una
piccola casa editrice è ancora possibile, ma viverci è tutto un altro discorso.
Vivere di questo lavoro implica collaborare in maniera continuativa con grosse
case editrici che ti pagano abbastanza per vivere… e perdonami di nuovo il
gioco di parole.
È bene che i giovani abbiano ben chiaro in testa questo concetto (mai
sottolineato abbastanza da nessuno) prima di incorrere in tutta una serie di
scelte sbagliate.
Se però al giovane non è ancora passata la voglia di farsi del male, gli
consiglierei di trovare comunque uno sbocco in un’altra professione… e
contemporaneamente esercitarsi nel disegno, fare tantissime tavole di prova
(che sono, lo ripeto: lavoro non retribuito) da sottoporre all’attenzione di
varie case editrici, contattando i vari supervisori di questa o quella testata.
Anche frequentare fiere del fumetto ed entrare in contatto diretto con gente
che sta dentro l’ambiente, possibilmente Editor vari e sceneggiatori (perché i
disegnatori in genere hanno un potere decisionale pari a zero) aiuta.
Inoltre bisogna creare un bel portfolio, mettersi in vetrina sui social
network, farsi pubblicità in tutti i modi possibili, dentro e fuori dal web.
Oggi i mezzi per mettersi in contatto con qualcuno sovrabbondano, bisogna però
saperli sfruttare.
Accidenti… hai detto cose “tostissime”. Però hai dato anche delle dritte a beneficio di coloro che volessero comunque
provarci… che dire, ti ringrazio anche a nome loro!
23. Quali sono i tuoi colori preferiti?
Quali senti più affini alla tua personalità?
Il rosso e il nero. Avevi dubbi?
24. Ami
stare tra la gente?
Dipende dalla gente, ovviamente. Non amo il gregge.
25. Com'è il tuo stile di vita attuale?
Totalmente sregolato: orari impossibili.
26. Hai qualche rimpianto in ambito lavorativo o privato di cui vuoi
parlarmi?
Domanda delicata. Un grosso rimpianto è quello di non
essermi dedicato più attivamente allo sport e alle arti marziali quand’ero più giovane. Mi sarebbe
piaciuto eccellere in qualche disciplina e credo, forse presuntuosamente, di
avere la giusta forma mentis che mi avrebbe permesso di ottenere qualche risultato. Ma sto cercando di rimediare, anche se tardivamente.
Un altro rimpianto è sicuramente quello di essere stato troppo severo con me
stesso e con gli altri, sono stato così accecato dall’idea di riuscire a tutti
i costi nel mio progetto che ho finito per allontanarmi da alcuni dei miei
affetti più cari.
Ho trascurato persone che non lo meritavano e poi ho perso tempo ed energie
dietro chi invece meritava solo la mia indifferenza. Probabilmente quasi tutti
hanno vissuto esperienze simili, però averne la consapevolezza non aiuta
affatto, fa sempre male.
Mah.
Forse era meglio che a questa domanda non rispondevo.
Mi rendo conto che era una domanda forse un po’ troppo indiscreta. Quindi
grazie per non averla “saltata”!
27. Cosa ti spaventa di più nel tuo
lavoro?
Che non godo dei benefici e delle tutele di cui usufruiscono altre categorie di
lavoratori.
In effetti non siete molto considerati e c’è
molta ignoranza sul vostro lavoro.
28. Come
gestisci vita privata e lavoro?
Sono due cose totalmente incompatibili: l’una sottrae tempo all’altra.
Bisognerebbe vivere e ragionare a compartimenti stagni, cioè dedicare x ore al lavoro, x ore al tempo libero, x ore... per esempio alla cura e alla gestione della casa... ma chiunque sia un
freelance o un “imprenditore di sé
stesso” [ fa il gesto delle virgolette con le dita
n.d.a. ] sa che non è del tutto possibile.
29. Come ti
approcci al prossimo?
Che razza di domanda è? Se è leale e gentile con me, io lo sarò con lui.
30. Cosa
non sopporti in una persona? E cosa invece apprezzi?
Io ammiro la forza, il coraggio, la sincerità, la tenacia nell’inseguire i
propri ideali. Ma queste sono cose che amiamo tutti, no?
Per parlarti delle cose che non sopporto in una persona, invece, dovrei farti
una lista chilometrica!
Vediamo di sintetizzare un po’.
Detesto chi non ha una personalità propria e ben definita e quindi preferisce
mettere di volta in volta una maschera diversa a seconda delle situazioni e
delle opportunità.
Per esempio, hai presente quelle tipe che si fidanzano... con un musicista/metallaro ed il giorno dopo si mettono il chiodo e cominciano ad ascoltare esclusivamente death/brutal grindcore, quando fino al giorno prima al massimo ascoltavano i Modà?
Oppure quelle che si mettono con un motociclista e subito diventano espertissime di moto e di motori... e di quei maschietti che tagliano barba e capelli e si vestono come la fidanzatina ritiene più opportuno per loro, ne vogliamo parlare?!?
Io ti giuro: conosco ragazze che dicono "gli ho fatto tagliare i capelli così" rivolgendosi al fidanzato come una madre si rivolgerebbe al figlio di 3 anni. Questi uomini penosi, completamente assoggettati a donne che li manipolano e se li rigirano come pare a loro, tagliano i ponti con gli amici e passano sabati, domeniche e ogni tipo di festività a casa dei genitori di lei... sono tristissimi, guarda, tristissimi! [ride- n.d.a.]
Vedi? Potrei andare avanti all'infinito parlandoti di tipi di persone che disprezzo profondamente.
Ma in assoluto, in assoluto odio più di tutti i raccomandati e i figli di papà (e questo paese ne è
pieno), specie quando pretendono di dare consigli morali ed esistenziali a chi
la pagnotta se la suda per davvero.
Quelli non li posso proprio soffrire.
Mmm… condivido.
31. Quali erano le tue ambizioni da più
piccolo? Quali hai raggiunto e quali invece stai ancora rincorrendo?
In parte ho certamente soddisfatto le mie ambizioni lavorative.
Però vorrei anche cimentarmi in progetti totalmente personali, per esempio un
fumetto tutto mio, magari una striscia satirica/umoristica ideata da me. Mi
piacerebbe anche scrivere qualcosa per la televisione.
No, non sono un tipo che si accontenta.
Ho notato… però secondo me dovresti comunque
apprezzare di più ciò che sei diventato!
32. Si sono aggiunti altri obiettivi da
raggiungere, attualmente?
Vorrei andare a vivere in una casa più grande e metter su famiglia.
Questo te lo auguro di cuore.
33. Cosa cambieresti
o miglioreresti di te? E cosa invece non cambieresti mai?
Mi piacerebbe avere un cervello “multitasking” che mi permetta non solo di
dedicarmi a più cose contemporaneamente, ma anche di apprendere velocemente
concetti nuovi e complessi. Ecco, forse
vorrei essere un tipo più veloce e duttile, piuttosto di uno che riflette molto
prima di agire e tende a portare a termine un compito per volta – ovviamente
però sempre bene, benissimo! [sorride n.d.a]
Invece non cambierei per nulla al mondo la mia libertà ed indipendenza
intellettuale, la mia tenacia, la mia ambizione, la cura e l’attenzione che
metto in tante cose.
Secondo me hai il mito del Super Uomo… mi sembri
già abbastanza multitasking adesso!
34. Se dovessi confrontare le tue opere
più attuali con quelle più acerbe noteresti sicuramente dei netti
miglioramenti. Ma cosa, secondo te, hai acquisito e cosa invece hai perso a
livello artistico/sensoriale ?
Sai che c’è? [sorride n.d.a] La cosa veramente bella di questo lavoro (e
dell’attività artistica in generale) è che migliora sempre col tempo. Mentre
invecchiamo e nel frattempo tutto se ne va in malora, la nostra abilità invece aumenta
e troviamo modi sempre migliori e sempre più efficaci per esprimerci attraverso
l’arte.
Demenza senile permettendo, ovvio.
Quindi diciamo che negli anni non ho perso nulla, artisticamente parlando. Anzi: ho solo guadagnato in
abilità e consapevolezza.
É splendido poter vedere, giorno dopo giorno,
quanto il nostro lavoro possa evolversi col passare del tempo.
35. Come immagini il tuo futuro?
Francamente non lo immagino. Se guardi la realtà con una certa freddezza
oggettiva, converrai con me che siamo già tutti spacciati.
E con questa dichiarazione pregna di nichilismo, mi confermi
il mito del Super Uomo.
36. Se potessi decidere, dove ti piacerebbe
fare un bel viaggio?
Negli Stati Uniti, in lungo e in largo.
Ma anche il Giappone ha il suo fascino e non mi dispiacerebbe visitarlo.
Io adoro il Giappone!
37. La tua
più grande soddisfazione?
Essere riuscito a lavorare per una delle più grandi case editrici italiane [Sergio Bonelli Editore- n.d.a], addirittura su una
delle testate più amate [Nathan Never- n.d.a.].
38. La
sfida più dura affrontata finora?
Riuscire a vivere di una cosa che so fare, senza spinte o
aiuti da nessuno.
Un’altra sfida molto dura è riuscire a far capire a chi mi sta attorno cosa
significa e cosa comporta questo lavoro… ma purtroppo è una lotta già persa in
partenza.
Ma quest’intervista è utile anche questo, no? A
far conoscere agli altri qualcosa di più del tuo lavoro. E so che c’è già chi
lo apprezza molto.
39. Quali sono le tue passioni oltre al Fumetto?
Attività fisica in generale (corsa, fitness) e arti marziali in particolare.
Un’altra mia passione sono i videogiochi vintage… ma alla fine non ci gioco
quasi mai e mi limito a collezionarli.
Poi mi piace scrivere sul mio blog [alibidicarta
n.d.a.] (ormai sempre più raramente…) e leggere articoli di
approfondimento su svariati argomenti (politica, attualità, salute ecc.).
Generalmente mi dedico ad un argomento per volta, a seconda di ciò che cattura
la mia attenzione in un determinato momento.
Io ti ringrazio moltissimo
per aver acconsentito a questa sorta di intervista/esperimento.
Ci conosciamo da poco ed era questo proprio che volevo: poter intervistare
qualcuno di cui non so ancora molto, per poterlo scoprire un po’ per volta e
rappresentarlo in base a ciò che ho scoperto o mi ha colpito. Spero di riuscire
a ritrarti, anche solo in parte, in maniera verosimile… non solo dal punto di
vista estetico, ma anche per quanto “emana” la tua personalità. Grazie ancora!
-----------------------------------------------------------------------------------
Per una sorta di legge del contrappasso (o punizione divina) il disegnatore è stato ridisegnato, l'osservatore è stato osservato. É doveroso dunque passare ai ritratti che Eleonora ha realizzato in base all'intervista. Ve ne faccio vedere alcuni:
Che ne dite, mi somiglia?
Guardando questi ritratti è evidente che appaio ad Eleonora come un tipo un po' luciferino... o un cattivo di serie B dei cartoni animati. O dei videogiochi. Ma non uno di quelli fichi, che so, un guardiano di fine livello. Piuttosto come uno di quelli fessi, di quelli che le forze del male usano come carne da cannone, un tot al kg.
Manco la soddisfazione di essere un miniboss! :(
LINK UTILI:
La pagina artistica di Eleonora su FB
Il sito di Eleonora
La pagina su DA
---------------------------------------------
² "tosto" nel linguaggio dei giovani (anzi, dei gggiovani con tre g) è sinonimo di ostico, duro, difficile. Puoi usarlo al posto al posto degli altri termini sopracitati solo se sei veramente gggiovane.
³ Non sono sicuro al 100% che quella sia una citazione di Eisner. Non ricordo la frase esatta e dove l'ho letta. Qualcono lo sa? Comunque, a prescindere di chi abbia detto quella frase, sono totalmente d'accordo con il concetto che esprime.
Combattiamo tutte quelle orrende installazioni e video installazioni con un po' di arte vera.
Commenti