É da un sacco di tempo che non posto qualcosa che esula dal mio lavoro abituale. Eppure ho un grande bisogno di variare e sperimentare nuove tecniche e stili.
Ma soprattutto ho bisogno di disegnare i miei amati pupazzetti.
Adoro i pupazzetti.
generalmente vivono ai margini delle mie tavole. Prendono vita da soli, ogni volta che ho una penna o una matita in mano ed un pezzo di carta.
questa è una tipa che si allena con me. É esattamente così come l'ho disegnata, pioggia di caramelle inclusa. Fra l'altro questo disegno (che sarebbe un segnalibro) l'ho pure inchiostrato, ma come un fesso ho scordato di fare la scansione delle chine
Questo è un disegno-regalo per il compleanno di una mia amica. Lei è fondamentalmente la regina dei ranocchi, ma anche i rospetti sono suoi sudditi e le ubbidiscono volentieri...
Un profilo di Legs Weaver (così, a gamba tesa fra gli altri sketches)
YATTA 2, il mio primo grande amore di bambino
Avete mai letto il meraviglioso POGO? Questa fantastica puzzoletta è uno dei personaggi
Ogni tanto qualcuno mi loda per i miei disegni realistici, quelli che faccio per lavoro. Ogni tanto qualcuno vede una mia tavola e dice "uuuhhh, ma com'è ricca, ma quanti dettagli!"... come se la qualità di un disegno si possa misurare coi soli parametri del realismo e del dettaglio.
Ma sono fortemente convinto che siano i miei adorati pupazzetti la parte più viva e autentica del mio essere disegnatore.
Sono automatici, istintivi, autentici e personali. E funzionano sempre... innanzitutto perché non hanno termini di paragone con la realtà, anzi, la prescindono senza farsene venire degli strani complessi. Poi hanno l'enorme vantaggio di veicolare una grossa mole di informazioni in un lasso di tempo pressoché immediato (come le pitture rupestri...).
La lotta con il realismo (presenza costante in un buon 90% dei fumetti che trovate in edicola e in libreria) oltre ad essere una lotta già persa in partenza, è figlia di un modo di ragionare che troppo spesso trasforma il fumetto nel cugino povero del cinema e nel fratello scemo del fotoromanzo.
Il discorso è lungo e complicato, quindi forse è meglio tornare ai miei pupazzetti.
Qui ho provato a colorarne alcuni, ma ho assistito ad un fenomeno curioso...
Man mano che li raffinavo, man mano che aggiungevo i colori, i miei disegni sembravano perdere forza. L'immediatezza istintiva del tratto era sparita, lasciando il posto ad una certa leziosità accademica, ad una freddezza ed una rigidità che mi hanno deluso. Oh, non sono né il primo né l'ultimo disegnatore a preferire la bozza al definitivo, ma questo mi succede, qualche volta, solo quando raffino un disegno pupazzettistico.
Con il disegno realistico invece, mi succede la cosa diametralmente opposta: più passaggi faccio, più rimaneggiamenti opero, più è drastica la purga delle linee parassitarie prima di arrivare al definitivo e più il disegno finale acquista forza e concretezza.
Da molto tempo sto riflettendo su questa cosa e sul modo migliore di valorizzare ogni registro narrativo...
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