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TROVARE SE STESSI


"Il signor Colombo, partito da Palos, è in viaggio. Non cerca né pepe né smeraldi, cerca se stesso. E sa che, se si troverà, di quel sozzo se stesso non saprà che fare. Perciò non ha fretta..." 

(cit. da COLOMBO, tragedia di un bighellone. Di Francesco Tullio Altan- 1976).

...

Ed è sempre quello il problema. Prima il diktat: "conosci te stesso!". E poi: "sii te stesso!". Ma cosa te ne fai del tuo sozzo te stesso (cit.⤴) se fondamentalmente sei un povero coglione? E allora. Dovresti studiare, impegnarti, sforzarti, elevarti, trasformarti. Provare ad essere qualcosa di più, qualcosa di meglio, forse addirittura qualcun altro. Sì, perché, (e sotto sotto già lo sai) malgrado quello che tutti dicono e nonostante quello che la maestra andava spacciando ai tempi della scuola, nessuno ti accetta per quello che sei (SE-ovviamente- sei un povero coglione), perché n-e-s-s-u-n-o ama mediocrità. La mediocrità la si può tollerare, addirittura conviverci, come si può convivere con le tante altre cose negative che funestano l'esistenza umana (es.: la bruttezza, la povertà, la malattia, la vecchiaia...). Ma, perdio, arrivare perfino amarle... è impossibile! E quindi. Diventare qualcun altro, dicevo. A questo punto, sembra l'unica soluzione possibile (chi è che ha detto "era uno che per essere felice sarebbe dovuto essere qualcun altro?"). 

Però... c'è un però. Anzi: una montagna di però. Infatti chi passa la vita ad impegnarsi, a sforzarsi di ottenere ciò che alcuni fortunati hanno già per diritto di nascita, gratuitamente, come una specie d'eredità divina, non sarà mai felice. Anzi: una vita passata a struggersi, a lottare, ad accanirsi, può anche farti giungere, presto o tardi, a qualche tipo di conoscenza superiore, forse addirittura alla saggezza... ma, riflettete: che cos'è in fondo la saggezza, se non l'antitesi della felicità?.
Perciò.

Fra l'emarginazione sociale (fra lo scherno, l'isolamento, lo stigma da lebbroso che si appiccica addosso al perdente e all'infelice) ed una vita una vita difficile, piena di zone d'ombra, conflittuale, sofferta, sempre in salita, sempre protesa in avanti, verso il futuro, correndo affannosamente per cercare di colmare quei deserti e quegli abissi che irreparabilmente ti separano dagli altri, beh... tanto varrebbe il fottutissimo oblio.

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