LA RETE É... 'A LIVELLA...
Anch'io (da molto tempo, ormai...) ho deciso di perdermi come una pisciatina di mosca nel mare magnum della rete (ne parlavo anche QUI), fra professionisti (tanti), semi-professionisti (tantissimi), wannabe (ancora di più) e gente che onestamente non sa fare un cazzo (tutti gli altri!).
"Ma allora", vi starete chiedendo, "se le mie capacità individuali contano così poco, cos'è che conta allora? Cosa fa davvero la differenza?". Due cose strettamente legate l'una all'altra, direi: un sapiente uso del web marketing e l'effetto prestigio.
C'è, in effetti, chi guadagna (per esempio) tramite la pubblicità, perché ha un canale youtube che fa milioni di visualizzazioni o un blog super gettonatissimo.
Ora chiediti, giovane artista: cosa veicolano questi canali? Di cosa trattano? Dentro quale segmento virtuale si pongono? Perché riescono a calamitare l'attenzione di milioni di persone?
Tu artista, che ti sbatti giorno e notte sui tuoi quadri o sulle tue tavole a fumetti, che nozioni hai di marketing? Saresti in grado di produrre materiale e contemporaneamente saper sfruttare, in maniera adeguata e scientifica, la piattaforma che usi per promuoverti? Sarai presente nel web in maniera capillare, aggiornerai sistematicamente e frequentemente il tuo blog e il tuo sito, in modo da essere sempre sulla cresta dell'onda e non cadere nel dimenticatoio dopo pochi click?
Ma (obiezione!), se passi tutto il tuo tempo a produrre i tuoi contenuti, come farai a trovare, contemporaneamente, anche il tempo (ed il modo giusto) di promuoverli?
Sono chiaramente due lavori completamente diversi. Uno credi di conoscerlo, tanto da sopravvalutarti e credere che quello che sai fare, lo sai fare bene solo te. L'altro non lo conosci affatto, ma non te ne importa e lo sottovaluti: infatti usi il web come un pinco pallo qualsiasi, pensando che quell'illustrazione che hai postato su FB (e che ti è venuta così bene!) ti frutterà una collaborazione con la Marvel perché c'hai Stan Lee fra gli amici.
Quindi, per avere più chances di successo (e -attenzione!- avere più chances di successo NON vuol dire avere matematicamente il successo!), bisognerebbe avere: almeno una persona che si occupi di tutti gli aspetti legati alla giusta promozione del tuo lavoro e (possibilmente) anche un buon agente.
Mentre tu lavorerai e produrrai i tuoi contenuti (è quello che sai fare, ciò su cui riversi il 90% delle tue energie) questi tuoi "collaboratori" faranno le mosse giuste sul web, contatteranno le persone giuste, busseranno alle porte giuste, sgomiteranno in vece tua e porteranno il tuo nome laddove non è ancora arrivato.
Tu, artista di belle speranze, ingenuo ed idealista, più o meno bravo, più o meno capace, non sei altro che uno fra tanti, nient'altro che una pisciatina di mosca nel mare magnum della rete.
Potresti sbatterti dalla mattina alla sera (e pure la notte) per produrre i tuoi contenuti, contemporaneamente mettere in piedi quest'assurdo baraccone di profili e scrivere su ognuno di essi chi sei, cosa fai, da dove provieni (salvo poi sentirti chiedere, per la centomilionesima volta, la tua bio per partecipare -GRATIS- all'ennesima, inutile mostra...) oppure delegare quest'aspetto del tuo lavoro a qualcuno che lo faccia al posto tuo e meglio di te. Potresti fare tutto questo e non avere ancora la certezza matematica che riuscirai a monetizzare abbastanza da poterci vivere.
Ma esiste anche una sorta di power up che potrebbe dare una sferzata alla tua carriera. Si chiama EFFETTO PRESTIGIO. L'arte moderna e contemporanea è governata dall'effetto prestigio. E funziona in maniera molto semplice! Per esempio: facciamo che Sgarbi (uso indegnamente il nome di Sgarbi perché è talmente famoso e importante da essere conosciuto anche da bifolchi, ignoranti e capre - miodiofachenonsiincazzi!) sia un mio amico compiacente e dica che Santoro è un grande artista, che le sue tavole a fumetti siano un patrimonio dell'umanità, che i suoi schizzi dovrebbero essere esposti nei musei e quei musei dovrebbero essere mete di pellegrinaggio religioso.
Se, in via del tutto ipotetica, accadesse una cosa del genere, Il mio lavoro acquisirebbe automaticamente un plusvalore così forte da trascendere l'opera stessa.
Sarei più quotato a prescindere dal valore oggettivo di ciò che produco (e dalla presenza di eventuali detrattori).
La gente, che generalmente non capisce un cazzo a prescindere dal diplomino o dalla laurea appesa al muro, si allineerà col pensiero dominante che stabilisce che Santoro è un grande artista ("HEY, L'HA DETTO SGARBI!") e non vorrà farsi dare dell'ignorante. Altro che libero pensiero! La gente vuole farsi dire cosa deve pensare, vuole entrare nel salotto buono del potere e compiacersi con gli astanti di avere tutti quanti la stessa opinione® (approvata dalla cultura dominante o dalla cosiddetta controcultura - che poi sono due facce della stessa medaglia), vuole sentirsi moralmente ed intellettualmente superiore a chi sbaglia i congiuntivi, mica fare brutta figura come un povevaccio qualsiasi.
I cosiddetti artisti possono essere creati a tavolino dai critici, dai cosiddetti intellettuali; per farla breve, possono essere "spinti" esattamente come un fesso qualsiasi può ottenere un posto fisso al comune grazie ad una bella raccomandazione.
Ce l'avrai o no, caro artista, qualche aggancio importante, o davvero hai passato la vita chiuso dentro a quattro mura, immerso in uno studio matto e disperatissimo, nella vana idea di migliorarti e produrre cose bellissime?
Poi, capisci che c'è anche un altro problema, molto più grosso. Ce l'avevi sotto gli occhi, ma non lo avevi mai razionalizzato fino in fondo.
Pensi a quelli (lo dicevamo anche prima) che hanno milioni di visualizzazioni, di like e di feedback, su youtube, FB o altrove. Individui almeno uno dei possibili comuni denominatori vincenti ed hai come una specie di epifania, che però stenti a definire tale. Già prima sapevi esattamente cosa TIRA DAVVERO, nel web come nella vita reale, ma proprio non osavi farti quella domanda:
"una buona illustrazione o un buon quadro, può essere un prodotto capace di calamitare più attenzione della gnocca?".
Non contento, infierisci ancora su te stesso, animato da un puro spirito indagatore, spietato ed implacabile:
"E che dire, poi, dei video buffi o teneri con gli animali pucciosi?".
Perché, cazzarola, sono queste le cose che tirano! Sono queste le cose che che stanno in cima a questa specie di catena alimentare a fare i grandi numeri.
E attenzione: tutto questo senza per forza tirare in ballo foto e video con contenuti ben più spinti (e ben più ricercati) nel sottobosco della rete.
Parliamoci chiaro: la mia illustrazione più bella non vale il numero di like, di commenti e di visualizzazioni che qualsiasi ragazza più o meno belloccia può totalizzare con un selfie nel cesso, una bocca messa a culo di gallina ed una frase di Kant in didascalia.
E gente molto più brava di me, coi numeri in fondo non se la cava poi tanto meglio... ciò è davvero scoraggiante.
Hai capito, artista di belle speranze? Kant e una donna con la bocca a culo di gallina sono una combo micidiale contro la quale tu e la tua arte non potete nulla.
Se qualcuno mi chiede di partecipare a qualche evento/mostra (intendiamoci: sempre a titolo gratuito... molti vorrebbero sfruttare in qualche modo le mie capacità o quelle di altri creativi, per farsi belli col nostro lavoro o intascare qualche finanziamento; invece mai nessuno che parli di gettone di presenza per noi o almeno di un rimborso spese) pretende anche la biografia, il cv, o qualche immagine che si possa usare come riferimento; questo lo dico per sottolineare che, malgrado lo sforzo di promuoversi tramite il web, la gente non legge (o se li legge, non li capisce) i contenuti che cerchi disperatamente di veicolare neppure se glieli sbatti sotto il naso.
Ma è la natura stessa del web a determinare questo fenomeno: le informazioni si muovono "a cascata" ed il nuovo post seppellisce il vecchio (vedi FB o la struttura di un blog) cosicché la gente si disabitua a "scavare", ad approfondire un determinato discorso. Conta solo quello che sta in cima, sulla superficie, sulla punta dell'iceberg, ciò che stava prima, o sotto, non interessa a nessuno e viene presto dimenticato. Se il quadro è questo, è verosimile che qualcuno vada a ricostruire un percorso artistico e professionale? È possibile che si vada oltre una foto?.
"Con il web, tutti sanno cosa sta succedendo in un determinato momento, ma nessuno sa più cosa significa" (diceva un tizio molto più intelligente di me).
Gli effetti nefasti che il web e l'(ab)uso dei social hanno avuto sulla capacità delle persone di trattenere ed interpretare le informazioni, saranno pienamente compresi, quantificati ed accettati forse fra una decina d'anni. Quest'impoverimento delle facoltà cognitive dell'individuo (ed io aggiungo anche: quest'impoverimento della sfera emozionale, ma l'ho giù detto, farò un post dedicato solo a questo) è uno degli aspetti più evidenti del cosiddetto "analfabetismo funzionale" (per usare una terminologia cara a qualche intellettualoide sinistrato in vena di neologismi).
Cosa c'entra questo con lo scouting e con il fumetto? C'entra eccome. Perché questo fenomeno riguarda tutti, anche gli addetti ai lavori, anche i talent scout. Costoro possono anche avere le antenne un poco più dritte per captare gli umori del web, l'occhio più critico per giudicare un lavoro... ma fondamentalmente non vi si fileranno, come ho già spiegato in precedenza (usando anche le mie stesse esperienze personali come esempio).
Non che io sia così stupido da credere che il mio esempio possa valere per tutti, per carità, ma con quasi 14 anni di carriera alle spalle (12 in due delle case editrici più prestigiose d'Italia, più diversi tentativi per la Francia e l'America, mai però sfociati in collaborazioni effettive) credo di aver accumulato una discreta esperienza per poter dire la mia.
Il punto è che, a parte qualche rarissima eccezione, non esistono, nel fumetto, dei talent scout che ti propongano una collaborazione editoriale solo perché hai postato un bel disegno su un album di FB o su Instagram.
Le figure chiave del fumetto (e per figure chiave NON intendo i disegnatori, che contano ZERO e sono quasi l'ultimo anello della catena, pur facendosi un culo così più di chiunque altro!) hanno GiÁ una specie di "cerchio magico" di collaboratori, esclusivo, elitario e refrattario a qualsiasi cambiamento (insomma: per cercare di fare breccia nel cerchio dovete aspettare che qualcuno se ne vada... o muoia). Queste figure chiave, inoltre, si disinteressano totalmente del lavoro degli altri... anche quando gli altri sono colleghi che lavorano per la stessa casa editrice, ma su un'altra testata!
Sono drastico? No. Andate a guardare di chi sono i like ed i commenti sui miei lavori. Non ce n'è uno, dico, UNO SOLO fatto da uno sceneggiatore o curatore di testata, italiano o estero che sia, che conti qualcosa.
Mentre io invece, ho sempre avuto il difettaccio di interessarmi (ed entusiasmarmi) per il lavoro degli altri.
Oh, ma forse c'è un'altra ipotesi: sono troppo scarso per poter suscitare l'interesse di uno di questi signori. Se è così
Commenti