E un altro caro amico se ne va all'estero per cercare di farsi una vita.
Si porta dietro quel senso di colpa sottile e strisciante di chi lascia a casa la famiglia e quei pochi affetti ancora aggrappati alle radici. Gli pesa un po' anche il rimprovero, più o meno velato, dei pochi che vedono la fuga vigliacca invece della partenza; l'atto di viltà invece della presa di coscienza e di coraggio. Ma solo un po': gli ho già spiegato che quelli stanno che stanno già bene qui è perché possono (o potranno) prosperare come mosche sulla merda. O, più semplicemente, non si sono ancora resi conto di quello che sta succedendo in questo paese.
Che poi, anche se di fuga si trattasse (e di fuga non si tratta) la vita non è mica una specie di gara dove vince chi incassa più a lungo o resiste di più. L'idea della ricompensa finale dopo il duro lavoro o la dura sofferenza, il concetto di riscatto... sono tutte cose che fanno parte del nostro retaggio ancor prima che ci colonizzassero l'immaginario con i film di Hollywood e la filosofia kamikaze di certi cartoni giapponesi.
Del resto siamo cresciuti con con quello strano culto della morte, del sacrificio e del peccato che chiamiamo cattolicesimo. Avere ben radicate dentro certe strutture mentali, anche se ormai si è adulti, anche se si è sviluppato un certo senso critico, non aiuta a salvarsi: è il regalo che i grassi porci ci hanno fatto, l'unico che non si riprenderanno mai indietro. Adesso amico mio, ci stanno aspettando al varco... quando andremo ad elemosinare anche noi un briciolo di pane in fondo alla mangiatoia.
Ma voliamo più basso, và. Che qui in fondo si parla di opportunità di lavoro, di soldi, di vita spicciola, insomma.
Le speculazioni filosofiche lasciamole ai parolai di professione, a gente che va a spiegarti la vita alla Tv... insomma a quelli che per campare non sono costretti a produrre un cazzo. Noi invece siamo dell'altra razza: noi dobbiamo essere sempre efficienti, produrre dei risultati.
La vita spicciola, dicevamo: mi dicevi che l'azienda per la quale lavoravi ti doveva dei soldi e quanto ti avrebbero fatto comodo averli adesso, con la partenza e tutto il resto. E invece ti è toccato farne a meno e partire lo stesso.
Mi hai raccontato di quella volta che ti sei fatto il giro del nostro polo industriale e hai consegnato, a mano, il tuo CV a tutte le aziende rimaste ancora in piedi. NESSUN RISULTATO.
É una cosa che ho fatto anch'io, più volte... e neanch'io ho ottenuto nulla. Neanche le volte che abbellivo qualche curriculum per risultare più appetibile.
Ti ho spiegato di come ai miei tempi (sì, non sembra, ma sono più vecchio di te) prosperavano ovunque agenzie di lavoro interinali. Saltavano fuori continuamente, ogni giorno, come funghi.
Non so se e quando ti ci sei rivolto, se ti sei iscritto anche tu a tutte quelle che potevi (come abbiamo fatto in molti, allora...).
A qualcosa servivano: per un certo periodo, una volta all'anno, una volta ogni due anni, potevano procacciarti un lavoro di inventariato in qualche grosso centro commerciale. Tre giorni, anzi; tre notti consecutive (non di più!), in genere durante le ferie d'agosto e di Natale. Sapessi che albe tristi ho visto sui parcheggi di quei centri commerciali, insieme a professori, laureati, gente qualificatissima che se ne tornava a casa, quasi sempre da mammà.
Grazie a loro (le agenzie) ho lavorato pure in fabbrica. Tre giorni. All'alba del 2000 e dell'euro che "ci permetterà di lavorare di meno e guadagnare di più"¹(cit.).
Poi c'erano le agenzie di lavoro online. Mi sono candidato diverse volte anche per lavori a tempo determinato che non richiedevano qualifiche, tipo le pulizie. Niente. Spero che tu abbia avuto più fortuna, qualche volta... ma il fatto che parti mi fa pensare che quella fortuna, qualora l'avessi avuta, è durata davvero pochino.
Nel frattempo, i nostri illustri ministri ci sfottono. Una ha detto che è tutta colpa nostra, perché ci prendiamo qualifiche e lauree inutili che non servono nel mondo del lavoro².
Un'altra ha detto che siamo troppo schizzinosi e choosy³. Un altro si rivolgeva proprio a te: ha detto che spesso sono i più stronzi quelli che se vanno⁴.
E oggi, ciliegina sulla torta, apprendo che un altro povero disgraziato si è suicidato. Qualcuno dirà che è stato il precariato ad ucciderlo, qualcun altro dirà che era fragile e non attrezzato psicologicamente per affrontare la vita (tutti invece cercheranno di strumentalizzare la sua morte per avvalorare le loro teorie)⁵.
Ma tu però... riesci ad immaginare cosa prova uno che si suicida? Quanto tempo ci mette ad elaborare il suo proposito, l'inferno che si porta dentro? E poi magari fuori non traspare niente o quasi, la gente dirà che "salutava sempre", che forse ultimamente sembrava più pensieroso del solito, ma sempre gentile e disponibile. Sempre EFFICIENTE (proprio come noi).
Lui però aveva un peccato non riscattabile: voleva fare il GRAFICO.
Un lavoro per il quale forse aveva studiato, non lo so, non ho approfondito la vicenda... sono sicuro però che se lo avessero pagato e ne avesse avuto la possibilità, avrebbe fatto anche altro.
Quando si usciva, la sera da queste parti, non so se ti è mai capitato di pensare a quanti di questi ragazzi c'hanno l'inferno dentro, come quello che si è suicidato, e quanti invece sono le mosche sulla merda di cui ti parlavo prima. Non sempre è facile capirlo, dietro i vestiti fighetti e quattro chili di trucco addosso.
E l'alcol non aiuta a non pensarci.
In definitiva, mi sa che prima o poi me ne vado pure io. Per forza. Ma, a differenza di te, proverò ad andare in posto più assolato...
note:
¹:
²:
2011: Ricordate le dichiarazioni del Ministro Gelmini sulla Laurea in Scienze della Comunicazione? Ne parlo anche QUI.
³:
2011: La Fornero con le sue famose (forse taumaturgiche) lacrime di dolore
⁴:
Poletti nel dicembre 2016. Non serve aggiungere altro né fare ulteriori commenti
(giusto magari una riflessione più approfondita sul lombrosismo).
Michele, che si è tolto la vita nel febbraio del 2017.
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